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L’articolo Tra cinque anni non esisteranno più i siti internet #menositipiùsocial ha scatenato pareri molto forti e contrastanti. Da un lato il grande sostegno e la condivisione da parte di chi crede che, effettivamente, i siti spariranno a breve – ma non era questa la mia tesi, a legger bene l’articolo. Dall’altro forti critiche, a volte completamente fuori tiro ma altre volte fondate su valide argomentazioni.

Ne ho discusso anche in aula, con i miei studenti del corso di Web Copywriting, che tengo presso l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia, chiedendo loro di scrivere un guest post sul tema. Senza ulteriori commenti, cedo la parola a Giulia Gasperini, che ha fortemente criticato il mio post e che riporta qui il suo punto di vista sul lavoro del web designer e di chi fa consulenza di marketing e comunicazione.


Io non ti vendo un sito internet
guest post di Giulia Gasperini

In un’epoca dove è difficile fare un prezzo perfino ai prodotti, quanto è difficile definire un valore per un servizio?
La maggior parte delle agenzie di comunicazione scrive sul proprio sito web un lungo elenco dei servizi offerti, sbrodolate che spesso sono utili solo ai motori di ricerca. È possibile poter riassumere in poche righe di testo tutto il lavoro che c’è dietro ad un progetto? Io penso che sia molto riduttivo e soprattutto inutile.


(esempio di pagina “servizi” di una agenzia di comunicazione)


Ogni cliente è un mondo a sé, che necessita di essere scoperto, analizzato e incontrato, per capire quello di cui ha realmente bisogno. Un professionista della comunicazione non dovrebbe vendere servizi, ma accontentare bisogni specifici. Questo è il compito che l’art director dovrebbe avere: chiedere al cliente di cosa ha bisogno, reinterpretare le sue richieste assicurandosi che il messaggio sia chiaro.
Oggi è invece prassi presentarsi all’agenzia con una richiesta specifica: il cliente vuole un prodotto, anche se non sa il perchè e se la decisione è priva di ogni strategia.

Le polemiche che si scatenano sul web a proposito della qualità di alcuni progetti sono figlie proprio di questo ragionamento: ci sono i fan di WordPress, chi demonizza Joomla e chi mette al bando Wix. La soluzione sta alla base. Il cliente non conosce nessuno di questi strumenti, ma vuole che il suo bisogno sia soddisfatto e il prezzo deve essere concorrenziale.
Dopo aver analizzato il progetto in tutte le sue possibili sfaccettature si possono illustrare le diverse strade da poter seguire, con i relativi costi e potenzialità.
Solo facendo capire al cliente il valore del lavoro e la diversità tra i vari pacchetti proposti si riuscirà a non scendere con la qualità e a non abbassare il livello generale dei contenuti web creati dai professionisti.


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